La genesi del Metaverso: da Facebook a Meta.
Nell’ultimo anno abbiamo spesso sentito parlare di Metaverso, ma dov’è che è iniziato tutto? Analizzando questo grafico estrapolato da Google Trend per la keyword Metaverse notiamo un picco di ricerche durante l’ultimo trimestre del 2021, che va poi a scemare durante il secondo e il terzo trimestre del 2022.
Il 28 ottobre 2021, durante il Facebook Connect 2021, è stato infatti annunciato il rebranding della società da Facebook a Meta, con la seguente dichiarazione: «Facebook è un brand di social media iconico ma non rispecchia più tutto ciò che facciamo, il brand attualmente è talmente legato a un unico prodotto che non è in grado di rappresentare ciò che facciamo oggi e ciò che faremo nel futuro».
Da quel giorno è partita una vera e propria corsa al Metaverso, paragonabile a quella avvenuta per la Blockchain nel dicembre 2017. Dopo qualche mese molti dei principali brand hanno quindi iniziato a muoversi nella stessa direzione. Dopo poco meno di 3 mesi dal rebranding di Meta, Nike esordiva con 5 job offer per posizioni legate al Metaverso.
Durante la stessa settimana, anche Apple si dichiarava interessata al Metaverso.
Metaverso: storia di un termine che viene da lontano.
Se facciamo un passo indietro di circa trent’anni, troviamo il termine Metaverso utilizzato per la prima volta nel romanzo di fantascienza Snow Crash. Nelle sue pagine l’autore, Neal Stephenson, lo descrive come una realtà virtuale condivisa tramite Internet dove tutto viene rappresentato in tre dimensioni; uno spazio nel quale è possibile muoversi attraverso un avatar e dove ogni persona può realizzare in 3D qualsiasi cosa, rendendola visitabile dagli altri utenti: uffici, mostre, concerti…
Tutto quello che nel 1992 sembrava fantascienza è, qualche decennio dopo, diventato realtà. Chiunque oggi può accedere al Metaverso e realizzare un’esperienza tridimensionale accessibile ad altri utenti.
Ma siamo proprio sicuri sia realmente così? Il termine Metaverso viene spesso utilizzato in modo improprio: si parla infatti di qualcosa che non esiste e, probabilmente, non esisterà per i prossimi anni.
La tecnologia alla base del Metaverso.
Per capire cos’è realmente il Metaverso può risultare un buon punto di partenza analizzare il funzionamento di Internet: una rete di risorse interconnesse della quale ognuno può contribuire a creare un pezzetto. Ciò è reso possibile attraverso protocolli come quello TCP e quello IP.
Lo sviluppo di queste tecnologie è stato alimentato da enti no-profit e dai governi, permettendo al mondo intero di utilizzare tali protocolli. Il che ha creato una vastissima rete di risorse interconnesse, della quale nessuna azienda è proprietaria.
Secondo Meta, il Metaverso rappresenta una versione evoluta di Internet, dove le persone potranno giocare, lavorare e comunicare come se fossero nel mondo reale. Mentre su Internet si possono fruire i contenuti dall’esterno, nel futuro Metaverso l’utente sarà dentro il contenuto e parte del contenuto.
“Storicamente, lo sviluppo di tecnologie interoperabili come le email e il web è stato alimentato da governi, dall’accademia e dalle no-profit, non da colossi privati come Meta” ha scritto il Washington Post nel dicembre 2021. Al contrario, realtà di questo tipo hanno semmai sempre spinto in direzione opposta, trasformando la decentralizzazione del web nei “giardini recintati delle app”, con lo scopo di trattenerci quanto più tempo possibile al loro interno e non certo di aprirci alla possibilità di esplorare liberamente un ambiente aperto.
Ad oggi esistono delle applicazioni per particolari piattaforme – ad esempio Meta Quest – che permettono di accedere ad esperienze virtuali: veri e propri mondi in cui gli utenti possono creare esperienze e incontrarsi. Queste applicazioni, però, sono strettamente legate ai singoli brand e non sono tra loro interconnesse.
Tra visori 3D e occhiali olografici.
Spesso si associa il Metaverso a tecnologie come la realtà aumentata (AR) o la realtà virtuale (VR), tuttavia il concetto di Metaverso, per definizione, trascende dalla tecnologia utilizzata per fruirlo.
In futuro sarà possibile accedervi non solo attraverso queste tecnologie ma anche tramite canali più noti, come computer, smartphone e tablet. L’unica cosa che cambierà tra una piattaforma e l’altra sarà il livello di immersione: se su un tablet o uno smartphone il livello di immersione sarà molto basso, con un visore 3D sarà massimo.
Durante i prossimi anni queste nuove tecnologie faranno sempre più parte delle nostre vite, e noi di Baasbox non vediamo l’ora di scoprire che impatto avranno sulla nostra quotidianità.
Matteo Errera, Sviluppatore e CTO di Baasbox, appassionato di tecnologia e di aviazione. Passa il suo tempo libero tra nuvole e linee di codice.
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